.:: Jolly Club: quella fredda e nebbiosa sera d'inverno... ::.

Potrebbe sembrare l'inizio di un film dell'orrore, del resto l'ambientazione è quella giusta, ma la storia che stiamo per raccontare è di tutt'altro genere. Quella sera dell'11 febbraio del 1957, come detto, a Milano faceva davvero freddo e la nebbia ricopriva tutto rendendo l'atmosfera cupa e silenziosa. I locali erano quasi tutti chiusi e la gente per strada era davvero poca, ma non da "GIANNINO". Lì vi era un gran fermento di persone e il proprietario, quella stessa sera, era stato avvisato da MARIO ANGIOLINI di riservare un tavolo lontano dalla confusione perchè si doveva discutere di questioni piuttosto delicate. Dopo le 20 arrivarono i commensali. Una cena tra amici, un bicchiere di vino, quattro chiacchiere, una firma su un contratto, una stretta di mano e via! Le fondamenta della futura scuderia JOLLY CLUB erano state gettate.
Una squadra corse costituita da diciotto amici le cui regole, prima di tutto, si basavano sulla passione, la lealtà, l'amicizia e il divertimento e tutto questo gestito con vera professionalità. La scelta di costituire questa associazione non fu dettata dal caso. ANGIOLINI, persona dinamica e vivace, amante del mondo delle corse, sosteneva che l'ambiente nel quale operava era troppo "lento" e burocratico e di questo ne soffriva. La decisione fu quella di cercare strade alternative e idee nuove per ravvivare uno sport che faticava a decollare e per questo fu dato il nome di JOLLY alla scuderia, in riferimento alla popolare carta da gioco che, all'interno del mazzo, è senza dubbio la più versatile. ANGIOLINI non prese questa decisione da solo ma ebbe al proprio fianco una preziosa consigliera: la moglie RENATA. La Signora ANGIOLINI era una grande appassionata di auto da corsa. Questo profondo sentimento le fu trasmesso dal vulcanico marito, il quale sovente dichiarava che "l'ostacolo maggiore per i piloti era rappresentato dalle mogli che spesso venivano lasciate a casa in uno sport totalmente maschile". Se la moglie fosse diventata copilota del marito all'interno dell'abitacolo o addirittura rivale in corsa, cimentandosi alla guida, allora il problema sarebbe stato risolto. Fu così che diede alla signora RENATA il modo di provare a correre in macchina, partecipando alla corsa SUPERCORTEMAGGIORE del 1954 dove si classificò prima nella categoria riservata alle dame. Quella esperienza positiva la fece "ammalare" di automobilismo, per la gioia del marito che finalmente poteva esercitare in pieno la sua passione con la moglie al proprio fianco. La coppia ebbe anche un figlio, ROBERTO, anch'egli pilota una volta raggiunta la maggiore età. Quella degli ANGIOLINI era quindi una famiglia da corsa a tutti gli effetti e a volte anche spauracchio degli avversari, come quella volta a Monza con MARIO vincitore su ALFA ZAGATO e RENATA e ROBERTO primi nelle rispettive categorie.
La fondazione della scuderia ebbe un gran consenso tra gli addetti ai lavori tant'è che, solo dopo un anno di attività, poteva contare oltre trecento iscritti. Questa situazione, sicuramente positiva, unita all'interessamento di alcune case automobilistiche tra le quali l'ALFA ROMEO, spinsero MARIO ANGIOLINI a costituire una vera e propria società con sponsors per ottenere sovvenzioni e vetture sportive con cui correre. Il JOLLY CLUB iniziava così un periodo roseo con un vivaio di piloti davvero formidabile che vantava nomi del calibro di BUSSINELLO e ANDREA de ADAMICH, pupillo di ANGIOLINI, che divenne in seguito uno dei professionisti più apprezzati in Italia. E poi ancora IGNAZIO GIUNTI e ARTURO MERZARIO, quest'ultimo conosciuto come valido pilota della SCUDERIA FERRARI. Nel 1963 inizia una grande, lunga e proficua collaborazione con la LANCIA, decisa a tornare nei rally con pretese di vittoria. Il nuovo talento dei rally italiani SANDRO MUNARI, a bordo della potente LANCIA STRATOS, si aggiudica il campionato Europeo dopodichè viene ceduto alla squadra Ufficiale dove diventa uno dei piloti più affermati al mondo. Nel 1966 MARIO ANGIOLINI muore lasciando una pesante eredità alla moglie RENATA. La Signora del JOLLY viene inizialmente guardata con diffidenza nell'ambiente, soprattutto da quei piloti e preparatori che, abituati ad una figura eccezionale per loro qual era MARIO, si trovavano ad avere rapporti interpersonali con una donna all'apparenza sprovveduta ma con un carattere davvero forte. Il figlio ROBERTO, inoltre, aveva solo 21 anni e poca esperienza. Tuttavia, con l'umiltà e la tenacia nel voler continuare l'opera di MARIO, riuscirono in breve tempo a riconquistare la fiducia e la simpatia di tutti. La signora RENATA divenne leader nella gestione della scuderia e, ancora oggi, resta un simbolo per tutti nel mondo dell'imprenditoria automobilistica.
Con il passare del tempo i successi si moltiplicarono in una serie composta da numeri incredibili. Oltre 100.000 gare sono state disputate e più di 10.000 vittorie ottenute dalle macchine e dagli uomini del JOLLY, conquistate in tutti i campi del settore motoristico, anche i più ostici e difficili: dalla Formula 1 ai Rally, dall'Off-shore al Motocross, dalle gare Endurance alle Formule 2 e 3. L'azienda JOLLY CLUB divenne in questa maniera leader mondiale grazie al sapiente e proficuo lavoro della signora RENATA e, ancora di più, a quello svolto dal figlio ROBERTO, divenuto abile imprenditore e soprattutto scopritore di talenti, cosa fondamentale per fare diventare grande una scuderia. A lui va l'onore e il merito di aver intuito l'abilità di piloti come ALESSANDRO FIORIO, Campione del Mondo di gruppo N con una LANCIA DELTA 4WD nel 1987, DARIO CERRATO, Campione Europeo nel 1985 con una LANCIA 037 e pluri-campione Italiano Rally con una DELTA in tutte le sue evoluzioni e, per finire MIKY BIASION, pilota di indiscusso valore, due volte Campione del Mondo Rally con il MARTINI RACING ma cresciuto all'interno del JOLLY che gli ha permesso di maturare e di vincere nel 1983 i Campionati Europeo ed Italiano. Questo primato, unico nel suo genere, ha resistito per 20 lunghi anni ed è stato uguagliato solo nel 2002 da un altro grande del rallysmo italiano: RENATO TRAVAGLIA.
Questi tre piloti sono ancora oggi un esempio per tutti ma altri ancora hanno saputo fare grandi cose a bordo di vetture JOLLY CLUB: ANDREA ZANUSSI, GIANFRANCO CUNICO, TONINO TOGNANA, Campione Italiano Rally 1982 con una FERRARI 308 GTB, ADARTICO VUDAFIERI, campione Italiano Rally nel 1984 con una LANCIA RALLY 037 e MICHELE RAYNERI, vincitore nel 1987 del medesimo con la stessa vettura made in ABARTH. Per tutti loro e per altri ancora un grandissimo Direttore Sportivo, abile stratega e persona dotata di grande intelligenza: CLAUDIO BORTOLETTO.
Occorre dire, inoltre, che la scuderia milanese è stata appoggiata per anni da uno sponsor vincente, legato al mondo dei cavalli: la TOTIP. Dal 1981 al 1989 tutte le macchine del JOLLY CLUB avevano il medesimo colore a striscie bianco-verde-arancio disposte nella stessa maniera di quelle del MARTINI RACING (che invece erano blu, rosse e nere), quasi a suggellare un fortissimo legame tra le due maggiori scuderie Italiane. MARTINI racing e JOLLY CLUB-TOTIP, due nomi che non lasciavano scampo agli avversari in ogni campionato, due nomi che da soli hanno scritto la storia dei rally. Non vogliamo dimenticare, a tal proposito, quanto successo nel rally di San Remo del 1989, gara disputata interamente sul filo dei secondi tra MIKY BIASION, alfiere MARTINI, e ALEX FIORIO, punta di diamante del JOLLY. Dopo tre giorni e due notti trascorsi a dare lezioni di guida agli avversari, i due si ritrovarono sull'ultima prova speciale divisi solo da pochi secondi e, dopo averla affrontata senza respiro, il rally ha emesso il suo verdetto. BIASION primo e campione del mondo e FIORIO secondo e vice-campione........ solo per cinque secondi.
Nel 1990 le vetture di ANGIOLINI "cambiano il vestito" ma non i risultati. Le LANCIA DELTA, ora con i colori della compagnia petrolifera FINA, sfiorano il successo nel campionato del mondo con il francese AURIOL, strepitoso in CORSICA e a SANREMO, ma conquistano il campionato europeo con il Belga DROOGMANS e quello italiano con un inarrestabile DARIO CERRATO. Il JOLLY CLUB, inoltre, in questo roseo periodo costituisce nuove società satelliti per poter competere ai massimi livelli anche nelle gare minori. Una su tutte va ricordata per i grandi traguardi conseguiti e per aver fatto crescere campioni del calibro di PIERO LONGHI, FRANCO UZZENI e TIZIANO BORSA. Stiamo parlando della VAEMENIA JOLLY CLUB, scuderia Novarese fondata da un gruppo di appassionati ma supportata in maniera grandiosa dal team di MILANO. La VAEMENIA, tra la fine degli anni '80 e la prima metà degli anni '90, ottiene grandi successi nelle gare di COPPA ITALIA in Prima e in Seconda Zona grazie a degli equipaggi con ambizioni e vetture da assoluto. Oltre a quelli già citati ricordiamo inoltre CARLO ZUCCHETTI, GABRIELE VEDELAGO, ANDREA SAGLIO e LUCA ZONCA, boss della TAM-AUTO. Memorabili le loro sfide sportive con i rivali di sempre della METECO CORSE, spesso risolte a favore della prima, molto motivata dal legame con la scuderia numero uno al mondo.
No, non è un errore dare al JOLLY l'appellativo di scuderia "numero uno" soprattutto dopo le vicende sportive del 1993. In questo periodo, infatti, la LANCIA abbandona definitivamente il mondo delle corse lasciando al JOLLY la pesante eredità di proseguire, con i colori MARTINI, l'attività rallistica, divenendo in questo modo l'unica scuderia a difendere il tricolore nel campionato del mondo. Dopo un anno di assestamento se vogliamo sfortunato, con l'asso spagnolo CARLOS SAINZ solo sesto con l'ormai "stanca" LANCIA DELTA e con DARIO CERRATO ora al termine della sua gloriosa carriera, il nuovo JOLLY CLUB, con a capo l'inossidabile coppia ANGIOLINI-BORTOLETTO, riprende a macinare successi. Le forze vengono concentrate sul campionato Italiano e su una coppia di tutto rispetto: FRANCO CUNICO e la FORD ESCORT. CUNICO, pilota veloce e vincente, spadroneggia lungo la penisola per tre stagioni consecutive, dal 1994 al 1996. Nelle due successive, dal 1997 al 1998, a causa della scarsa competitività della FORD rispetto a più evolute SUBARU, termina rispettivamente terzo e quarto in un campionato ormai dominato dalle giapponesi. Nel 1999 CUNICO andrà alla SUBARU mentre ANDREA NAVARRA, pilota romagnolo unico superstite della grande dinastia JOLLY, non andrà oltre il quinto posto finale in campionato.
Oggi la scuderia JOLLY CLUB è solo un ricordo. Di lei è rimasto solo il logo che possiamo vedere su alcune automobili che corrono nell'Europa dell'est e un incredibile palma-res che la colloca, assieme alla MARTINI RACING e alla GRIFONE, tra le scuderie più vincenti di tutti i tempi. Nel 2002 il pilota polacco JANUSZ KULIG, con una FORD FOCUS WRC-JOLLY CLUB è giunto secondo nel campionato Europeo alle spalle dell'ottimo TRAVAGLIA, facendo vedere ottime cose, ma siamo ormai lontani anni luce da quello che potevamo ammirare lungo le prove speciali al passaggio di BIASION, CERRATO, CUNICO o FIORIO. I ricordi del "canto" del motore di una FIAT 131 ABARTH, di una STRATOS o di una 037, così come le lunghe spazzolate su fondi viscidi alla ricerca del limite, per noi sono indelebili e crediamo che nulla sarà in grado di cancellarli. Un'ultima cosa vorremmo citare: sovente ci capita di percorrere una strada in collina abbastanza tortuosa, teatro in passato di grandi sfide al "RALLY della LANA". Su un muro compare, seppur sbiadita e quasi illeggibile, una scritta: ":VAI CERRATO". Ci viene un po' di nostalgia perchè sappiamo che difficilmente rivedremo ciò che abbiamo vissuto in passato. Ma soprattutto ci chiediamo "Che fine ha fatto il glorioso JOLLY CLUB?"
La risposta, forse, sta scritta là, su quel triste muro reso grigio dal tempo.


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