.:: Processo alla 037 ::.
.:: Sotto accusa sul banco degli imputati ::.

IL FATTO
CASTROCARO TERME 25 Luglio 1982 - 12° RALLY COLLINE DI ROMAGNA
La 7° gara del campionato Italiano Rally 1982 comincia, come quelle precedenti, con i migliori propositi. Gli equipaggi accreditati alla vittoria finale sono numerosi e tutti consapevoli di fare bene in una gara organizzata alla perfezione e di "giocarsi" la vittoria finale fino all'ultimo metro della prova speciale n°26. Tra loro TONINO TOGNANA con la Ferrari 308 GTB, Campione Italiano al termine della stagione, FABRIZIO TABATON, vincitore poi con la sua LANCIA STRATOS, e MIKY BIASION, sempre spettacolare con l'ASCONA 400. Tra loro gli outsiders ADARTICO VUDAFIERI e FULVIO BACCHELLI con l'esordiente LANCIA RALLY 037, una vettura costruita appositamente per i rally, molto potente e forse troppo leggera. La prima prova speciale, la URBIANO, inizia subito con un colpo di scena. La vettura n°9, quella dell'equipaggio Bacchelli-Spollon, in un punto molto veloce esce di strada cappottando più volte lungo il pendio di una scarpata. Durante il rotolamento Bacchelli urta la leva che sgancia le cinture ed esce dall'auto che, nel mentre, ha perduto il tettuccio in plastica. Il pilota triestino rotola per alcuni metri mentre Spollon, che è rimasto svenuto nell'abitacolo, si procura una frattura ad una vertebra cervicale. La prova verrà interrotta per inviare i soccorsi dopo che Perazio-Rossi, con il numero 36, ovvero 27 minuti dopo l'incidente, si fermano a chiedere se occorre aiuto. In precedenza Carrotta, Bentivogli, la Bignardi e diversi altri concorrenti avevano avvisato il commissario di fine prova che gli appelli di Bacchelli facevano intendere che era necessaria l'ambulanza, ma questo era scettico per il fatto che qualche concorrente, invece, non aveva notato lo stesso gesto.
Bacchelli e Spollon, al termine di questa brutta vicenda, dopo un periodo di convalescenza, torneranno a sedersi all'interno dell'abitacolo della loro LANCIA RALLY 037, ma una serie di polemiche e di accuse nei confronti della berlinetta torinese ne pregiudicheranno la fama di vettura robusta e sicura.

L'ACCUSA
L'incidente accaduto ad Attilio Bettega in Corsica con doppia frattura agli arti inferiori aveva fatto sorgere parecchi dubbi sulla robustezza e quindi sulla sicurezza della nuova arma di casa LANCIA. Se la dinamica di questo fatto poteva ritenersi sporadica e quindi in parte trascurabile il ripetersi a distanza di poco tempo, con identiche conseguenze per equipaggio e vettura, fece scattare un giustificato allarme. Quello che fece maggiormente discutere fu come si presentava la cellula centrale della LANCIA 037 al termine del cappottamento, tra l'altro avvenuto in un piano erboso e privo di sporgenze rocciose e alberi. Questa mostrava un abbassamento valutato nell'ordine di 8-10 centimetri dalla parte del pilota che, come già descritto, fu sbalzato fuori dall'auto dopo la rottura del sistema di bloccaggio delle cinture di sicurezza. I motivi di discussone al termine delle analisi dei rottami furono molteplici ma conducibili ad un unico concetto: l'ABARTH era responsabile dell'accaduto in quanto colpevole di ovviare alla carenza della potenza della 037 riducendone drasticamente il peso e quindi la solidità delle strutture portanti della vettura. Questo grazie e soprattutto alle regole del gruppo B, troppo permissive e ai limiti dell'irregolarità. Inoltre la vettura di Bacchelli era già il modello più evoluto, con l'iniezione ad acqua e con ulteriori alleggerimenti alla carrozzeria, come le portiere in Kevlar in sostituzione di quelle il lamiera ritenute troppo pesanti. La LANCIA RALLY 037, in sostanza, sembrava più una macchina di gruppo C, più adatta alle gare di velocità in pista che ai rally dove i percorsi tortuosi e gli sterrati impegnativi potevano mettere a serio rischio in ogni istante l'incolumità dell'equipaggio.

LA DIFESA
A difendere la vettura dello Scorpione non poteva essere che il "padre" del progetto SE037: L'ing. Sergio Limone. Egli sosteneva, dopo aver esaminato i rottami della 037 di Bacchelli, di aver notato un piegamento della cellula centrale di 7-8 centimetri circa. Questo era spiegabile col fatto che, nel cappottare, tutta l'energia cinetica si era concentrata in un unico punto e tale concentramento di forze causò il piegamento della struttura portante. La stessa cosa era avvenuta anche nella corsa precedente, ovvero al Rally della Lana, e questa volta si trattava della 037 di Bracco. Un incidente analogo, anche se in questo caso la vettura non cappottò lungo un pendio ma si schiantò direttamente contro una pianta. Anche in questo caso ci fu il cedimento del roll-bar ma Limone si dimostrò fermo sulla propria tesi, ribadendo la solidità della berlinetta torinese, confortata dal fatto che in entrambi i casi le auto avevano resistito bene agli urti sia nella parte anteriore che in quella posteriore. La questione del tettuccio di plastica volato via (così come accadde poi a Bettega in Corsica), sosteneva Limone, non ha nulla a che vedere con la sicurezza della macchina. LA LANCIA RALLY ha ereditato la cellula della BETA MONTECARLO, nata come vettura spider e quindi preparata per reggere ai cappottamenti anche senza il tetto. In pratica, per concludere occorreva aumentare la solidità della vettura e Limone si dimostrò propenso verso questa direzione a tutela di chi, all'interno dell'abitacolo, rischiava la propria vita durante ogni gara.

LA SENTENZA
La 037 venne assolta in pieno, anche perchè le accuse ad essa rivolte in realtà erano indirizzate a tutte le vetture di gruppo B, più simili a dei veri prototipi che a delle sicure auto concepite per impieghi rallistici. Molte innovazioni e accorgimenti vennero fatti in tema di sicurezza tant'è vero che la 037 sino al termine della carriera non ebbe mai la fama di vettura fragile. Sostanzialmente era dotata di una sicurezza attiva molto elevata e lo dimostrò il fatto che i "campioni" riuscivano a portarla al limite senza quasi mai farsi sorprendere da reazioni anomale. Inoltre la 037 era una "vera" macchina da corsa e coloro che la pilotavano erano ben consapevoli dei suoi limiti sia strutturali che tecnici e il rischio di avere un'incidente durante lo svolgimento di una gara diveniva un fattore secondario. L'episodio di Bacchelli venne quindi archiviato e quasi subito dimenticato in virtù dei trionfi che la berlinetta torinese conseguì nella stagione successiva diventando, a pieno merito, Campione del Mondo Rally 1983.

.:: CRASH TEST IN PROVA SPECIALE ::.

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